1. |
Occhiata divina
03:43
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Quanto lontano ti spingeresti nel tentare
l’esplorazione dell’umano?
Su un mappamondo da scaffale
o su un pianoro tibetano?
Cosa sappiamo dell’esperienza che facciamo
e delle esigenze che noi siamo
stando distesi a pancia piena
con gli occhi chiusi sul divano?
L’illusione di conoscersi, di essere trasparenti allo sguardo
è prepotente e malandrina
E presuppone un’occhiata profonda, divina
E presuppone un'occhiata profonda, divinaaaaaaa
Dove sei stata stanotte nel tuo sogno strano,
in qualche posto fuori mano
o crudelmente imprigionata con gli occhi chiusi sul divano?
Come atterriamo dal sogno al solito divano
senza elicottero o aeroplano?
Paracadute che s’impiglia,
sospeso a un filo appesi a un ramo
L’illusione di conoscersi, di essere trasparenti allo sguardo
è prepotente e malandrina
E presuppone un’occhiata profonda, divina
E presuppone un'occhiata profonda, divinaaaaaaa
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2. |
Rosse speranze
02:43
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Mettete acqua nei fiori dei vostri cannoni
Sparate in aria ghirlande di tutti i colori
Che si colori la stanza di verde passione
E di rossa speranza così
Lasciate pure che inizi la fine dei tempi
Noi vi aspettiamo in cortile con gli occhi contenti
Perché brindare nel suono di mille campane
Un allegro frastuono farà
Aspettavamo gli amici dei giorni più belli
Giù nel cortile provando a spiegare agli uccelli
Di non volere sapere di avere iniziato
La fine dei tempi così
Nel volteggiare di facce eravate tra quelli
Che raccoglievano i fiori sparati a brandelli
Per scavalcare distanze nel lancio
Di rosse e di verdi speranze così
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3. |
Una scusa per pregare
04:37
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Quanto tempo siamo stati prigionieri di noi stessi
Occhi stretti che non possono guardare altro che specchi
E negli specchi i riflessi di altri specchi
Con noi riflessi
In agguato dietro a cieli scuri compatti come muri
Temporali furibondi e grandinate eccezionali
E noi nascosti in certi posti bui
Fin troppo bui
Dagli abbracci di natale una scusa per pregare
O gridare dalle scale "non c’è neanche una ragione
per gridare dalle scale non c'è neanche una ragione
per potersi disperare"
O una giornata senza nuvole che si lasci attraversare
Una giornata senza nuvole che si lasci accarezzare
Sul finire di una notte lunga almeno 15 anni
Quante lotte? Troppe, e inganni, non sappiamo digerire
E dallo specchio il dispetto di un riflesso
Che in tempi bui
Comanda lui
Dagli abbracci di natale una scusa per pregare
O gridare dalle scale "non c’è neanche una ragione
per gridare dalle scale non c'è neanche una ragione
per potersi disperare"
O una giornata senza nuvole che si lasci attraversare
Una giornata senza nuvole che si lasci accarezzare
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4. |
Il senso degli oggetti
04:42
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L’aspirapolvere non è che un simbolo del male necessario
Come il lavoro che paga la vita o un amore schivato a fatica che passava di qua
E il telefono, lo sai, mi mette spalle al muro e gambe all’aria
Perché le voci mi fanno paura se non prendono corpo e figura e non hanno pietà
Ma il senso degli oggetti dove sta?
Il termometro non è nient’altro che ricordi sonnacchiosi
Come l’incontro con la mia nevrosi o la febbre dopo avere scritto canzoni così
L’appendiabiti non può tenere in vita giacche abbandonate
Un giorno senza un motivo preciso, quando si è finalmente deciso chi viene e chi va
Ma il senso degli oggetti dove sta?
Il comodino è ormai per noi un deposito frammenti di esperienza
Di meccanici gesti rituali che alla fine di giorni non sempre normali si fa
L’accappatoio non si può tenere chiuso in ogni circostanza
Circostanze che non riesco per ora a cantare, finché un onda improvvisa di un mare violento verrà
Ma il senso degli oggetti dove sta?
Non sta nell’uso che ne fai, il senso degli oggetti misterioso
Come il lavoro che ammazza la vita o un amore che non schivo mica per comodità
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5. |
Chi va là?
02:58
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Chi c’è là che guarda chi guarda o che controlla chi controlla?
Chi va là, là ci c’è, chi c’è là?
Là che vi guarda , che vi controlla, chi c’è là?
In un bar qualcuno la aspetta
e si aggrappa a lui un cappotto stanco.
Oltre il vetro lei scopre l’attesa
ma non sa di essere vista e ripresa
Chi c’è là che guarda chi guarda o che controlla chi controlla?
Chi va là, là ci c’è, chi c’è là?
Là che vi guarda , che vi controlla, chi c’è là?
In un film dei primi ’70
sventra casa un attore impazzito
E’ spiato e per questa ossessione
abbiamo tutti una buona ragione
Chi c’è là che guarda chi guarda o che controlla chi controlla?
Chi va là, là ci c’è, chi c’è là?
Là che vi guarda , che vi controlla, chi c’è là?
Tra uno e l’altro ce n’è sempre un terzo,
quello con il fiuto buono e antenne
Si controlla e controlla che in scena
non si intoni una voce a sirena
Chi c’è là che guarda chi guarda o che controlla chi controlla?
Chi va là, là ci c’è, chi c’è là?
Là che vi guarda , che vi controlla, chi c’è là?
Dentro il bar si cala la notte
per l’attore, per la donna e la spia
Una foto segreta in memoria
li racconta e la notte li ingoia
Chi c’è là che guarda chi guarda o che controlla chi controlla?
Chi va là, là ci c’è, chi c’è là?
Là che vi guarda , che vi controlla, chi c’è là?
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6. |
Un cacciatore
03:38
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Torna a sacco vuoto un cacciatore
Credi che la donna non capisca
la retorica e l’arte comica del tuo sguardo?
“Vieni piccola che grandi braccia,
braccia forti qui ti reclamano e pretendono”
Prendila al volo prima che se ne voli via
e in un baleno abbia preso il volo..
ha già preso il volo
Accalappia la preda, non ti scappi al limite della foresta incerta di questa mezza età
Prendila al volo prima che se ne voli via
e in un baleno abbia preso il volo.
Ha già preso il volo
Torna a sacco vuoto un cacciatore,
notte cupa, vacche magre e fame atavica.
Ma che fame gli è rimasta ancora,
insidiosa fame, fame indecorosa
A prenderla al volo, prima che s’involasse via,
si doveva appena prima che in un baleno
si avvitasse in volo
manca un passo al volo
ha quasi preso il volo
ha già preso il volo
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7. |
Carezze e perdono
03:33
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Quelle carezze che le guance sanno che le mani fanno
Nelle faccende segrete dell’affetto
Sono le stesse che le mani sanno e dispenseranno
Nei giorni incerti del perdono
Non ci resta che aspettare, non resterà che dimenticare
E ti ritrovo nel profilo nuovo della tua città
Solcata in fronte da un dolore
Mi dici “ho amato e forse ho amato troppo l’uomo più sbagliato”
E nell’abbraccio sento la fatica
Non ti resta che aspettare, non resterà che dimenticare
Attesa e di nuovo riposo, carezze e perdono
Impara la formula e dilla a memoria
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