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Grandi successi e altre sciagure vol​.​1

by Alberto Bettin

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1.
Quanto lontano ti spingeresti nel tentare l’esplorazione dell’umano? Su un mappamondo da scaffale o su un pianoro tibetano? Cosa sappiamo dell’esperienza che facciamo e delle esigenze che noi siamo stando distesi a pancia piena con gli occhi chiusi sul divano? L’illusione di conoscersi, di essere trasparenti allo sguardo è prepotente e malandrina E presuppone un’occhiata profonda, divina E presuppone un'occhiata profonda, divinaaaaaaa Dove sei stata stanotte nel tuo sogno strano, in qualche posto fuori mano o crudelmente imprigionata con gli occhi chiusi sul divano? Come atterriamo dal sogno al solito divano senza elicottero o aeroplano? Paracadute che s’impiglia, sospeso a un filo appesi a un ramo L’illusione di conoscersi, di essere trasparenti allo sguardo è prepotente e malandrina E presuppone un’occhiata profonda, divina E presuppone un'occhiata profonda, divinaaaaaaa
2.
Mettete acqua nei fiori dei vostri cannoni Sparate in aria ghirlande di tutti i colori Che si colori la stanza di verde passione E di rossa speranza così Lasciate pure che inizi la fine dei tempi Noi vi aspettiamo in cortile con gli occhi contenti Perché brindare nel suono di mille campane Un allegro frastuono farà Aspettavamo gli amici dei giorni più belli Giù nel cortile provando a spiegare agli uccelli Di non volere sapere di avere iniziato La fine dei tempi così Nel volteggiare di facce eravate tra quelli Che raccoglievano i fiori sparati a brandelli Per scavalcare distanze nel lancio Di rosse e di verdi speranze così
3.
Quanto tempo siamo stati prigionieri di noi stessi Occhi stretti che non possono guardare altro che specchi E negli specchi i riflessi di altri specchi Con noi riflessi In agguato dietro a cieli scuri compatti come muri Temporali furibondi e grandinate eccezionali E noi nascosti in certi posti bui Fin troppo bui Dagli abbracci di natale una scusa per pregare O gridare dalle scale "non c’è neanche una ragione per gridare dalle scale non c'è neanche una ragione per potersi disperare" O una giornata senza nuvole che si lasci attraversare Una giornata senza nuvole che si lasci accarezzare Sul finire di una notte lunga almeno 15 anni Quante lotte? Troppe, e inganni, non sappiamo digerire E dallo specchio il dispetto di un riflesso Che in tempi bui Comanda lui Dagli abbracci di natale una scusa per pregare O gridare dalle scale "non c’è neanche una ragione per gridare dalle scale non c'è neanche una ragione per potersi disperare" O una giornata senza nuvole che si lasci attraversare Una giornata senza nuvole che si lasci accarezzare
4.
L’aspirapolvere non è che un simbolo del male necessario Come il lavoro che paga la vita o un amore schivato a fatica che passava di qua E il telefono, lo sai, mi mette spalle al muro e gambe all’aria Perché le voci mi fanno paura se non prendono corpo e figura e non hanno pietà Ma il senso degli oggetti dove sta? Il termometro non è nient’altro che ricordi sonnacchiosi Come l’incontro con la mia nevrosi o la febbre dopo avere scritto canzoni così L’appendiabiti non può tenere in vita giacche abbandonate Un giorno senza un motivo preciso, quando si è finalmente deciso chi viene e chi va Ma il senso degli oggetti dove sta? Il comodino è ormai per noi un deposito frammenti di esperienza Di meccanici gesti rituali che alla fine di giorni non sempre normali si fa L’accappatoio non si può tenere chiuso in ogni circostanza Circostanze che non riesco per ora a cantare, finché un onda improvvisa di un mare violento verrà Ma il senso degli oggetti dove sta? Non sta nell’uso che ne fai, il senso degli oggetti misterioso Come il lavoro che ammazza la vita o un amore che non schivo mica per comodità
5.
Chi va là? 02:58
Chi c’è là che guarda chi guarda o che controlla chi controlla? Chi va là, là ci c’è, chi c’è là? Là che vi guarda , che vi controlla, chi c’è là? In un bar qualcuno la aspetta e si aggrappa a lui un cappotto stanco. Oltre il vetro lei scopre l’attesa ma non sa di essere vista e ripresa Chi c’è là che guarda chi guarda o che controlla chi controlla? Chi va là, là ci c’è, chi c’è là? Là che vi guarda , che vi controlla, chi c’è là? In un film dei primi ’70 sventra casa un attore impazzito E’ spiato e per questa ossessione abbiamo tutti una buona ragione Chi c’è là che guarda chi guarda o che controlla chi controlla? Chi va là, là ci c’è, chi c’è là? Là che vi guarda , che vi controlla, chi c’è là? Tra uno e l’altro ce n’è sempre un terzo, quello con il fiuto buono e antenne Si controlla e controlla che in scena non si intoni una voce a sirena Chi c’è là che guarda chi guarda o che controlla chi controlla? Chi va là, là ci c’è, chi c’è là? Là che vi guarda , che vi controlla, chi c’è là? Dentro il bar si cala la notte per l’attore, per la donna e la spia Una foto segreta in memoria li racconta e la notte li ingoia Chi c’è là che guarda chi guarda o che controlla chi controlla? Chi va là, là ci c’è, chi c’è là? Là che vi guarda , che vi controlla, chi c’è là?
6.
Torna a sacco vuoto un cacciatore Credi che la donna non capisca la retorica e l’arte comica del tuo sguardo? “Vieni piccola che grandi braccia, braccia forti qui ti reclamano e pretendono” Prendila al volo prima che se ne voli via e in un baleno abbia preso il volo.. ha già preso il volo Accalappia la preda, non ti scappi al limite della foresta incerta di questa mezza età Prendila al volo prima che se ne voli via e in un baleno abbia preso il volo. Ha già preso il volo Torna a sacco vuoto un cacciatore, notte cupa, vacche magre e fame atavica. Ma che fame gli è rimasta ancora, insidiosa fame, fame indecorosa A prenderla al volo, prima che s’involasse via, si doveva appena prima che in un baleno si avvitasse in volo manca un passo al volo ha quasi preso il volo ha già preso il volo
7.
Quelle carezze che le guance sanno che le mani fanno Nelle faccende segrete dell’affetto Sono le stesse che le mani sanno e dispenseranno Nei giorni incerti del perdono Non ci resta che aspettare, non resterà che dimenticare E ti ritrovo nel profilo nuovo della tua città Solcata in fronte da un dolore Mi dici “ho amato e forse ho amato troppo l’uomo più sbagliato” E nell’abbraccio sento la fatica Non ti resta che aspettare, non resterà che dimenticare Attesa e di nuovo riposo, carezze e perdono Impara la formula e dilla a memoria

credits

released March 25, 2013

Tracks 1-2-4-6
Alberto Bettin: Vocals, Fender Rhodes Piano, Toy Xylophone
Matteo Vallicella: Bass
Giacomo Aio: Drums
Fulvio Silvestri: Trumpet
Giovanni Masiero: Tenor Sax, Baritone Sax, Clarinet
Nikolay Novikov: French Horn
Silvia Regazzo: Backing Vocals
Recorded at Blue Train's Studio, Mira (Venice) by Marco Zambon

Tracks 3-5-7
Alberto Bettin: Piano, Vocals
Recorded at Cat Sound Studio, Badia Polesine (RO) by Mario Marcassa

INFO: albertobettincanta@gmail.com

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Alberto Bettin Venice, Italy

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